martedì 29 ottobre 2013

ខ្មែរក្រហម Khmer Kraham: genesi e disfatta

Il Sud-Est asiatico degli anni sessanta, come molti ricorderanno, era travagliato dal conflitto del Vietnam. La Cambogia costituiva per i vietcong la base ideale da dove partire per tormentare le retroguardie del Sud del Vietnam nel Delta del Mekong. Annidatisi in territorio cambogiano a metà di quel decennio, le truppe comuniste del Nord Vietnam ebbero mano libera per diverso tempo a causa dello scarso peso dell’esercito cambogiano. Con l’intensificarsi del conflitto tra Vietnam e Stati Uniti, la Cambogia si trovò stretta tra due fuochi. Da una parte la presenza militare di Hanoi impediva di seguire appieno le direttive statunitensi, dall’altra le pressioni economiche americane rischiavano di strangolare la debole economia del paese asiatico. Tra le due soluzioni Sihanouk decise di mantenere una condotta e non si scontrasse né con lo scomodo vicino né con la super potenza mondiale. Denunciò la presenza dei Vietcong nel suo paese, ma non si attivò mai per scacciarli.

Figura dominante al loro interno era Pol Pot, il cui vero nome, Saloth Sar, rimase a lungo un segreto. Per non correre il rischio di affrettare i tempi dell’esposizione, bisogna ricordare che Sihanouk si batté a lungo contro i Khmer Rossi quando ancora era al potere, ma una volta spodestato riconobbe da buon uomo di stato che l’interesse contingente veniva prima delle convinzioni politiche. Egli affermò “per me il nemico principale è l’imperialismo americano e il fascismo di Lon Nol; il nemico secondario sono i comunisti. Conclusione, scelgo di stare col nemico secondario per sconfiggere il nemico principale… I Khmer Rossi non mi amano affatto, mi tengono con loro perché senza di me non avrebbero i contadini e una rivoluzione in Cambogia non si fa senza i contadini. Una volta vinta la rivoluzione mi sputeranno come il nocciolo di una ciliegia.” La sua lucida disamina dei fatti si sarebbe avverata in ogni particolare. Commise solo un errore che però si sarebbe rivelato gravissimo. Il re auspicava l’avvento del comunismo nel paese perché a suo dire la rivoluzione proletaria aveva avuto successo nelle zone già liberate e piuttosto che vedere una riedizione delle Filippine di Marcos e della Corea di Kim, preferiva una nazione agraria e indipendente.L’ascesa dei Khmer non fu immediata.

Nel 1973, mentre si stavano già tenendo i colloqui di pace tra Kissinger e Le Duc Tho per il rimpatrio del contingente americano, gli Stati Uniti invasero la Cambogia all’inseguimento dei Vietcong. Lon Nol diede pieno appoggio all’operazione, inimicandosi tutti gli strati più bassi della popolazione. L’efficacia dell’attacco fu pressoché nulla. I Vietcong adottarono una tecnica molto semplice ritirandosi in buon ordine nella giungla già occupata dai Khmer, fermando le loro operazioni fino a che la calma non fosse tornata. Essa non tardò a lungo in quanto la firma della pace tra Vietnam e Stati Uniti rese inutile la prosecuzione degli scontri sul territorio cambogiano. Finita la guerra le truppe irregolari del Vietnam del Nord fecero ritorno nel loro paese, lasciando in un’apparente calma la Kampuchea. Gli anni che vanno dal 1973 al 1975 sono caratterizzati dal lento progredire verso Phnom Penh, la capitale, delle squadre ribelli. Si arrivò al punto che solo la capitale rimase in mano al governo di Lon Nol e solo grazie alla grande campagna di bombardamenti posti in essere dagli Stati Uniti che ancora vedevano l’avanzata del comunismo in Indocina come una minaccia dei loro interessi. Ritiratisi completamente nel 1975 dal Vietnam, l’amministrazione americana non ebbe tuttavia più modo di giustificare le spese per il mantenimento operativo degli squadroni di bombardieri in Cambogia. Venuto meno l’aiuto del potente alleato occidentale, declinò anche la stella di Lon Nol che il 1 Aprile 1975 riuscì miracolosamente a fuggire alle Hawaii, lasciando Phnom Penh ai Khmer che vi entrarono il 17 dello stesso mese.



Vittoriosi su tutto il campo, i rappresentanti del comunismo si dovevano ora cimentare col governo del paese. Innanzi tutto c’era la questione di Sihanouk. Si doveva tenere fede ai patti e spartire con lui il potere o si poteva eliminarlo e farne a meno? Le parole del re sul suo ascendente sui contadini erano purtroppo vere e sfortunatamente per i Khmer, essi dovettero cedere all’idea di nominarlo presidente della Repubblica Cambogiana. L’investitura così ricevuta resse solo formalmente e per poco meno di un anno. Sihanouk, in effetti, era prigioniero dei suoi stessi alleati che già avevano cominciato i preparativi per uno dei più grandi massacri di massa che la storia ricordi. I metodi del regime comunista rimasero per diversi anni nascosti all’opinione pubblica in conseguenza dell’isolamento in cui i Khmer costrinsero la Cambogia.

La prima manovalanza dei khmer rossi si formò tra le montagne, nelle provincie più povere della Cambogia. I khmer rossi vollero cominciare il loro “esperimento” proprio dagli elementi più elementari: i contadini rimasti esclusi dalla modernità delle città, e dediti alla più primitiva agricoltura. Da essi, facilmente “educabili”, la dirigenza khmer potrà reclutare un esercito perfettamente fanatizzato: analfabeta, granitico nelle poche convinzioni infuse dagli “intellettuali” di Pol Pot. Comincerà da loro l’esperimento che vuole portare alla creazione di una nuova società. Il modello resta quello cinese, ma in realtà Saloth Sar vuole perfezionare l’operato del Grande Timoniere Mao Tse Tung.La cricca di Saloth Sar, alias Pol Pot, composta essenzialmente da intellettuali assetati di potere, non si farà problemi nel rieducare e arruolare nelle file khmer anche bambini, che diverranno tra i più spietati guerriglieri. I bambini, proprio per il fatto che non possedevano memoria, venivano visti come i costruttori perfetti del nuovo sistema. Ad essi veniva affidato un enorme potere: spesso essi avevano diritto di vita e di morte sui deportati e gli internati. Sulla base di un minimo sospetto, generato nella mente infantile di un ragazzino, un uomo poteva essere prelevato dai campi dove lavorava ed essere eliminato sul posto. Il 18 marzo del 1970 un colpo di stato organizzato dal maresciallo Lon Nol, protetto dagli Stati Uniti, ha il compito di rendere la Cambogia un’utile base in chiave anti-vietnamita. Il maresciallo Lon Nol è in pratica il rivale di Pol Pot, il suo corrispettivo fascistoide: come Pol Pot crede in una Cambogia nazionalista e xenofoba, come Pol Pot vede nella razza khmer la razza superiore dell’Indocina. Con il golpe si registra la fine della condizione di neutralità che il principe Shianouk aveva faticosamente costruito. La persecuzione della minoranza vietnamita e i logici interessi militari spingono il Vietnam del Nord ad invadere la Cambogia. Il paese diventa un terribile teatro di guerra: saccheggiato dai vietnamiti del nord e del sud, bombardato selvaggiamente dai B-52 americani, centinaia di villaggi khmer vengono annientati. Nel frattempo il principe Shianouk, rifugiato in Cina, fonda il Fronte unito nazionale del Kampuchea e forma il Governo reale di unità nazionale, ricorrendo a diversi esponenti khmer rossi.


E’ il passo definitivo verso i comunisti di Pol Pot, che vedrà la fusione (unica nella storia del comunismo internazionale) tra corona e comunismo. Mentre vietnamiti e cambogiani di Lon Nol si combattono, i khmer rossi si accontentano di creare sul territorio “isole” khmer dove potersi organizzare e fare propaganda tra i contadini. Con questi, data la loro natura conservatrice, evitano di definirsi comunisti. Il partito viene semplicemente denominato “Angkar”, l’Organizzazione. E’ in questi territori che si scatena il disegno mortale di Pol Pot, la sua utopia assassina. Nei villaggi i Khmer rossi devastano ogni regola sociale. I contadini vengono obbligati a vivere in una sorta di Comuni, che devono essere assolutamente autonome e isolate dal mondo. Un esperimento analogo venne ordinato da Mao in Cina con il “balzo in avanti” di triste memoria e portò ad una carestia di proporzioni inimmaginabili. All’interno delle Comuni, al posto del paradiso comunista si realizza un regime da incubo: l’Angkar arriva ovunque, controlla il movimento di ogni individuo, nella notte sequestra gli elementi considerati non assimilabili alla comunità e li elimina. Contemporaneamente segue un programma di pulizia etnica (procedendo all’eliminazione del ceppo vietnamita) e politica (uccidendo i comunisti cambogiani vicini al Vietnam). 


Dal 1973 al 1975 la gente di Cambogia è quindi stretta tra due realtà, il regime di Lon Nol, dove soffre la fame, o i villaggi dominati dall’Organizzazione khmer rossa, dove anche la minima libertà è inimmaginabile. Il 17 aprile 1975 i Khmer rossi entrano in Phnom Penh, sull’onda di una falsa promessa di riconciliazione nazionale. La capitale applaude l’arrivo dei “piccoli uomini neri”, non sapendo ancora cosa essi avessero realizzato nelle campagne, e ignari delle loro intenzioni. I soldati khmer rossi, di età giovanissima e rigorosamente inquadrati secondo la più rigida disciplina, eseguono gli ordini dell’Angkar alla lettera. Ha inizio così dalla capitale quel programma di genocidio in grande scala che coinvolgerà tutto il paese e porterà, in poco più di quattro anni, allo sterminio di un terzo della popolazione cambogiana, ben due milioni di esseri umani.I khmer rossi svuotano gli ospedali della capitale, i malati vengono sbattuti in strada, ai chirurghi vengono proibiti gli interventi. Gli stranieri occidentali vengono allontanati ed espulsi dal paese, molti giornalisti presenti sul posto scompaiono, quasi sicuramente assassinati. Tutta la popolazione cittadina della capitale viene obbligata ad un esodo dalle proporzioni bibliche. In poco tempo Phnom Penh diventa una città-fantasma. Oltre due milioni di abitanti vengono tradotti nelle campagne, devono abbandonare ogni loro proprietà, ogni denaro e ogni cibo. Molti di loro moriranno di inedia lungo il percorso. Durante l’esodo, i khmer si informano sull’estrazione sociale di ogni individuo, procedendo alla distruzione dei “gruppi sociali ostili”.


Ogni cittadino deve sbarazzarsi della propria carta d’identità, e riqualificarsi di fronte al nuovo potere, composto da soldati completamente analfabeti, che decide se eliminarlo o meno. Come nella Cina maoista della sanguinosa Rivoluzione Culturale, chi indossa un paio di occhiali viene ucciso perchè ritenuto uomo di studio.L’opera di sterminio dei khmer rossi segue un filo assolutamente logico e spietato. La popolazione cambogiana viene divisa in due categorie: il popolo antico e il popolo nuovo. Il primo è quello che dal 1970 al 1975 è vissuto sotto l’educazione delle Comuni e che ha fornito uomini al movimento di Pol Pot; il secondo è quello che per sua sfortuna ha vissuto nelle città sotto il dominio del regime avversario di Lon Nol, 4 milioni di persone che assurgono a simbolo della città.
La città è ciò che i khmer rossi vogliono annientare, è simbolo di corruzione, di sfruttamento della campagna, è centro di cultura (e la cultura è il male). Seguendo alla lettera la teoria di Marx secondo cui i complessi urbani creano il plusvalore a danno della campagna, gli “intellettuali” della cerchia di Pol Pot danno il via a una delle più terribili azioni criminali a memoria d’uomo. La Cambogia, serrando ermeticamente le frontiere, si esclude dal mondo e diventa un unico, grande campo di concentramento.
Quel che resta della società cambogiana viene intruppato nelle cooperative, che diventano il nucleo-base del paese. La cooperativa deve essere assolutamente autosufficiente, secondo un rigoroso principio autarchico. Unica attività è la produzione di riso.


I suoi abitanti sono divisi in tre gruppi: la prima forza, composta da uomini celibi e dai dodici anni in su; la seconda forza, uomini sposati e bambini sotto i dodici anni; la terza forza, vecchi e bimbi dai tre ai sei anni. Le tre forze devono lavorare fino a diciotto ore al giorno, cibandosi di non più di due palle di riso per persona. Benché l’ideologia dei khmer rossi fosse improntata all’esaltazione nazionalistica della Cambogia e della razza khmer, il comunismo che incarnava rappresentò il tradimento di ogni tradizione cambogiana. I khmer amavano richiamarsi all’era dorata del regno di Angkor, ma ogni loro azione contribuì a distruggere le vecchie tradizioni cambogiane, nonché il tessuto sociale del paese. All’interno delle cooperative l’Organizzazione di Pol Pot puntò alla distruzione del nucleo familiare.
Tutti i figli venivano allontanati, dall’età di sette anni, dalle proprie famiglie. Educati politicamente dall’Organizzazione, venivano trasformati in perfette spie e futuri soldati comunisti.


 L’Organizzazione era il loro vero genitore e il loro compito diveniva principalmente quello di smascherare il “nemico interno” con la delazione. Il “nemico interno” erano i pochi intellettuali sopravvissuti, gli studenti e i borghesi. Chi veniva scoperto a conoscere una lingua straniera veniva immediatamente passato per le armi. Tutto ciò che nei villaggi rappresentava la vecchia Cambogia venne soppresso, ogni tradizione artistica, artigianale, gastronomica. La Cambogia deve “ritornare alle origini”, ad un’era primitiva dove anche l’uso del denaro è sconosciuto. Ogni tradizione religiosa viene annientata. Tutti i membri del clero buddista vengono smascherati e uccisi sul posto, i templi e i luoghi di culto devastati. Molti bonzi vengono obbligati al lavoro manuale, cosa che il loro status proibiva, le preghiere vengono abolite. Anche la minoranza islamica viene perseguitata ed eliminata, le moschee sono distrutte e le loro scuole rase al suolo.
Per tutta la Cambogia fioriscono campi come quello di Tuol Seng, veri e propri centri di tortura e sterminio. Tuol Seng, una ex-scuola, diviene il mattatoio di decine di migliaia di persone. Nelle campagne più isolate, nei pressi di alcune paludi centinaia di migliaia di cadaveri vengono lasciati decomporre all’aperto. Diventeranno i famigerati “killing fields” - i campi di morte - enormi distese di ossa e teschi che si perdono a vista d’occhio. E mentre la “follia pauperista” si impossessava della Cambogia, mentre i cambogiani venivano internati in campagna, i dirigenti dei khmer rossi vivevano comodamente a Phnom Penh, nelle loro grandi case espropriate, con borghesissimi domestici, autisti, medici personali, adagiati in quelle piacevolezze occidentali che annunciavano di voler annientare. Nei tre anni 8 mesi e ventun giorni anni di potere khmer rosso, il Terrore raggiunge livelli sempre più alti, arrivando a coinvolgere - come spesso accade nei totalitarismi di ogni colore - gli stessi quadri dirigenti del partito unico. Molti dirigenti comunisti, considerati spie, vennero uccisi con le loro famiglie e i loro parenti “fino alla terza generazione”.

La Cambogia viene divisa in sei “cantoni” - Nord, Nord-Est, Est, Sud-Ovest, Nord-Ovest e Speciale, cioè il territorio di Phnom Penh - ognuna affidata ad un segretario responsabile. Questo segretario era il detentore di un potere assoluto - politico ed economico -,di vita e di morte sugli abitanti. Ai primi inevitabili fallimenti del programma economico, tra i segretari cominciarono a saltare le prime teste. Iniziò così - sotto la regia dell’Angkar di Pol Pot - una lotta interna basata sul motto del “divide et impera”. I militari di una zona invadevano e giustiziavano quelli di una zona adiacente.
Così nel 1976, i khmer della Zona speciale e dell’Est colpirono i “traditori” del Nord, e nel 1977 quelli del Sud-Ovest fecero lo stesso con i “traditori” del Nord-Ovest. Nel 1978 l’intera popolazione della zona Est viene annientata. Più di 100.000 persone in un colpo solo, che costituiscono il più tragico omicidio di massa della storia. La carneficina fu voluta da Pol Pot per il semplice motivo che il territorio era stato invaso dalle truppe vietnamite, e quindi tutti i suoi abitanti potevano essere divenuti dei “collaborazionisti”. Dopo questo fatto - e con il chiaro intento di denunciare i crimini cambogiani, stornando l’attenzione dai propri - il Vietnam decide di invadere definitivamente la Cambogia. E’ il 25 dicembre 1978, e Phnom Penh cadrà pochi giorni dopo, il 7 gennaio 1979. Nasce così la Repubblica popolare del Kampuchea, sotto il regime di Heng Samrin. Pol Pot e i suoi uomini fuggiranno nelle foreste, da dove riprenderanno la guerriglia. Un terzo del paese rimarrà sotto la loro influenza. Ovviamente, solo dopo la caduta di Pol Pot emerse la verità sui crimini dei khmer rossi. Tuttavia, anche dopo lo smascheramento del folle disegno dei khmer rossi, molti in Occidente vollero mantenere gli occhi e le orecchie chiusi.


I soliti ineffabili intellettuali, che avevano lodato le imprese di Pol Pot e vi si erano avvinghiati speranzosi come avevano fatto con Mao, non mancarono di sottolineare come un attacco a “piccoli uomini neri” giovasse alle forze imperialiste interessate alla regione, in primis gli americani. Allo stesso modo, la stampa internazionale, che si era lanciata contro l’intervento americano in Vietnam e in Cambogia, non poteva ammettere che i “liberatori” di quest’ultima fossero in realtà angeli sterminatori. E invece, i “boat people” - che preferivano morire nell’oceano su zattere improvvisate, piuttosto che vivere nel “democratico” Vietnam “liberato” dalla presenza americana - e i sopravvissuti al genocidio khmer rappresentavano la più eclatante smentita ai loro preconcetti formulati nelle comode redazioni occidentali.
Solo il conflitto con il Vietnam avrebbe dissolto la nebbia su questi crimini. Il terreno fertile in cui affondavano le radici della nuova guerra risaliva indietro nel tempo per secoli. Come già ricordato i vietnamiti avevano contribuito alla caduta dell’impero Khmer e la diversità razziale esistente tra le due popolazioni era considerata prima dell’appartenenza dei due stati all’area comunista. 

Firmati gli accordi con gli Stati Uniti, il Vietnam aveva in pratica abbandonato la Cambogia al suo destino. La faticosa lotta di Pol Pot per la vittoria aveva ammantato i Khmer Rossi di un alone di invincibilità che spinse il nuovo dittatore ad eccessi di megalomania. Seguendo una insana volontà espansionistica, arrivò ad attaccare in più riprese i confini vietnamiti fino a scatenare la reazione di Hanoi. Il giorno di Natale del 1978 150.000 soldati del riunificato Vietnam invasero la Cambogia conquistandola il soli 13 giorni. Braccato dall’esercito nemico, Pol Pot ritornò alla macchia per riorganizzare le sue schiere.La vittoria del Vietnam portò alla luce l’orrore delle fosse comuni. Nella mente visionaria di Pol Pot, indottrinato nella vecchia scuola del comunismo proletario della rivoluzione continua, la Cambogia sarebbe dovuto divenire un paese totalmente autosufficiente dal punto di vista economico e dal momento che l’unica vera risorsa che esisteva era l’agricoltura, era su di essa che si doveva fare affidamento. Il Vietnam che durante la guerra con gli Stati Uniti aveva avuto grandi aiuti dalla Cina, si era spostato su una posizione più filosovietica. La Repubblica Popolare Cinese, vedendo nell’allargamento del Vietnam un tentativo di accerchiamento da parte russa, intervenne in aiuto dei vecchi amici cambogiani, inviando una spedizione punitiva che nel febbraio e marzo del 1979 mise a ferro e fuoco la regione a Nord del paese.
L’azione cinese indebolì la resistenza vietnamita che pur detenendo il potere in Cambogia non ebbe mai il completo controllo sul territorio dove rimaneva molto attivi i Khmer Rossi. All’estero nel frattempo nacquero due movimenti per la liberazione della Kampuchea: il Fronte Nazionale per la Liberazione della Kampuchea (detti Khmer blu) di estrazione nazionalista e il Fronte Unito Nazionale per una Cambogia Indipendente, Neutrale, Pacifica e Cooperativa (Khmer Bianchi) capitanata da Sihanouk. Il sovrano dimostrava di avere mille risorse.Deposto per la seconda volta, nel 1976 era scampato all’esecuzione rifugiandosi nuovamente a Pechino. Già scottato dalla collaborazione con Pol Pot, Sihanouk avrebbe dovuto trarne degli insegnamenti. Invece come se nulla fosse accaduto nel 1982 accettava di presiedere un comitato comune che comprendesse tutte e tre le fazioni di resistenza. Nonostante la coalizione tra le forze ribelli, il Vietnam possedeva un apparato militare altamente efficiente che avrebbe annientato ogni resistenza se non fossero venute meno le risorse finanziarie. Uscito dalla rovinosa guerra di indipendenza con la Francia e poi da quella di riunificazione contro gli Stati Uniti, la sovvenzione di un esercito stabilito in pianta stabile in un paese straniero non rientrava nelle sue possibilità economiche. Il ritiro dell’appoggio sovietico nel 1988 costituì il pretesto per un ritiro che da tempo era nell’aria. Il governo fantoccio cambogiano si persuase alle trattative con le altre parti in causa che porterà ad un accordo per la cessazione delle ostilità nel 1991. L’ONU avrebbe garantito la permanenza della pace con 22.000 caschi blu fino allo svolgimento delle elezioni.Queste ultime si tennero tra il 23 e il 28 Maggio 1993 con la sorprendente vittoria del partito di Sihanouk sui comunisti. Varata la costituzione democratica e nominato l’ex re presidente il definitivo consolidamento del governo cambogiano sembrava cosa fatta. Al contrario, Sihanouk espulse i rappresentanti dei Khmer rossi dal governo, adduceo come pretesto il loro rifiuto di disarmarsi come previsto dall’accordo di Parigi. L’ennesimo ritorno nella clandestinità dei Khmer e le tendenze golpiste persino tra i figli dello stesso presidente non fanno presagire un avvenire troppo roseo per la florida Kampuchea.


Le primissime inchieste sul regime dei khmer rossi furono avviate nel 1974 dal Washington Post e dal New York Times, ma non trovarono la minima eco nel mondo della cosiddetta cultura. Tre anni dopo, un importante passo sulla strada della verità fu compiuto da François Ponchaud con il suo libro “Cambogia, Anno Zero”. Lo stesso anno il Congresso americano condusse la prima inchiesta ufficiale sui crimini dei khmer rossi. Nel 1978 vengono presentate le prove dei crimini di Pol Pot alla conferenza di Oslo. La Gran Bretagna cerca di portare la questione all’ONU, ma l’URSS si oppone impedendo un passo che sarebbe stato fondamentale per la scoperta della verità.
Solo quando il “democratico” Vietnam contribuirà a far scoprire il terrore cambogiano, allora anche gli zelanti sostenitori occidentali del regime vietnamita vorranno ammettere ciò che è palese. Durante i 45 mesi di dominio khmer sulla Cambogia due milioni di persone vennero assassinati o condotti alla morte. I khmer rossi eseguirono il loro genocidio secondo schemi razionali, divisero la popolazione in gruppi e sottogruppi identificabili, marchiarono gli elementi indesiderabili, distrussero la coscienza individuale e procedettero ad un eliminazione il più possibile efficace ed economica. Nelle sedute di rieducazione politica all’interno delle cooperative, i khmer ricorrevano a termini come purificazione, dominio, selezione naturale, trattamento speciale. Nulla di tutto questo può essere definito casuale. Una Commissione di documentazione sulla Cambogia opera dal 1982 per porre sotto la più chiara luce possibile i crimini del regime di Pol Pot.

Un’impressionante mole di documenti, prove fotografiche, testimonianze dei pochi sopravvissuti inchioda Pol Pot, i khmer rossi e lo Stato del Kampuchea democratico alle sue responsabilità. L’ONU potrebbe facilmente formulare la richiesta di traduzione dei principali responsabili del genocidio cambogiano, dai membri di partito ai funzionari dei campi di rieducazione e sterminio, per poterli processare davanti a un tribunale internazionale. Ciò non avviene. L’ONU non ha mai ammesso l’ipotesi che i khmer rossi siano i responsabili di un genocidio. Ancora nel 1982 il loro seggio all’ONU è conservato grazie al voto della maggioranza dei membri dell’Assemblea generale.
Oggi i khmer rossi controllano ancora quasi il 20 % del territorio cambogiano. I “santuari” khmer - così come vengono chiamati - restano delle isole immuni dalle leggi internazionali. Nel 1993 si sono svolte le prime elezioni che si possono definire democratiche, e i khmer sono stati marginalizzati. Oggi, arrestando il proprio leader Pol Pot cercano di immolarlo sull’altare della propria sopravvivenza politica, pensando di potersi riciclare come democratici, vittime degli ordini del famigerato Fratello Numero Uno.

 La presenza dei khmer rossi nelle foreste cambogiane rimane comunque un’ombra distesa sul futuro di un paese. E un’inquietante minaccia al possibile ritorno di un orrido passato: per evitare il tragico rischi di questo ritorno, alla coscienza dell’Occidente e dei suoi potenti mass-media è affidato oggi il compito ineludibile di narrare in tutta la sua crudezza ciò che fu il genocidio cambogiano. Concedendogli la medesima notorietà di altri genocidi (come quello ebraico) di cui purtroppo è costellata la storia dell’umanità. 


giovedì 24 ottobre 2013

La Phnom Penh dei Khmer Rossi

1 agosto

 Tuol Svay Prey High School oggi Tuol Sleng Genocide Museum

Prima di iniziare la visita virtuale è doveroso ricordare qualche notizia che ho appreso in questi anni da ex Khmer e cittadini che sopravvissero quegli anni.
Oggi in Cambodia quando si parla del periodo 17 aprile 1975 al 7 gennaio 1979 nessun riferimento viene fatto per il regime di  Pol Pot, ma si usa definirlo definirlo con la sua durata, cioè 3 anni 8 mesi 21 giorni! E così i governi che si sono succeduti hanno portato avanti la politica del tollerare e dimenticare. 


PREMETTO NON SARO' BREVE

Tutto ebbe inizio nel 1951 quando nacque il Partito Comunista Cambogiano, anche se più tardi il leader dei Khmer Rossi, Pol Pot, ha sostenuto che sia stato fondato nel 1960. Questo perché, nel 1961 Pol Pot, al rientro da Parigi (aveva vinto una borsa di studio per il biennio 1949-1951 per seguire corsi di elettrotecnico), aveva fatto assassinare il segretario del partito in carica e ne aveva assunto egli stesso la carica. Agli inizi era subordinato al Partito Comunista del Vietnam. Dagli anni sessanta i comunisti cambogiani condussero piccole insurrezioni lungo i confini vietnamiti e mantennero il supporto del Vietnam nella loro lotta contro gli Stati Uniti. Nel 1967 una brutale repressione dell'esercito governativo contro attivisti comunisti e semplici sospetti fece incrementare gli aderenti ed i fiancheggiatori dei Khmer Lieu (i "Khmer delle montagne", in quanto l'organizzazione di Pol Pot era forte soprattutto nelle regioni montuose occidentali e settentrionali del paese): questa sarà la base dell'esercito rivoluzionario (spesso composto da adolescenti fanatici e analfabeti tutti vestiti con un'eguale tunica nera) che prenderà il potere al termine della Guerra del Vietnam.
Negli anni settanta il Partito prese il nome di Partito Comunista di Kampuchea e negli anni ottanta e anni novanta di Partito della Kampuchea Democratica, ma il nome comunemente usato era Khmer Rossi, coniato da Sihanouk negli anni cinquanta. I Khmer Rossi non si riconoscevano in questa denominazione: essi si chiamavano "i Khmer prima dell'Anno zero" (L'"Anno zero" era considerato il giorno della presa del potere, e segnò il divieto assoluto di usare il calendario tradizionale a favore di un "calendario rivoluzionario", che non comprendeva né giorni né eventi antecedenti la rivoluzione).
il Partito era retto dal Comitato Centrale. Al Comitato Centrale ci si riferiva con il termine "Kena Mocchhim" ("Apparato del Partito", in cui "mocchhim" deriva dal termine francese "machine", che sta per "apparato"). I membri permanenti del Comitato Centrale dei Khmer Rossi (che costituivano il cosiddetto "Nucleo del Partito") furono, durante il periodo tra gli anni sessanta e la metà degli anni novanta (dopo i quali la leadership venne decisamente allargata):
Pol Pot, altrimenti detto "Fratello Numero 1", leader del Partito, Segretario Generale dal febbraio 1963 fino al 1981 (ma leader ufficioso fino al suo arresto da parte dei suoi stessi seguaci nel 1998. (Morto)


Nuon Chea, altrimenti detto "Fratello Numero 2", prima Vice-Capo dell'Alto Comando dei Khmer Rossi dal 1970 al 1975, poi Presidente dell'Assemblea della Kampuchea Democratica dal 1976 al 1979, nel 1998 entrò nel governo di Hun Sen. Arrestato nel settembre 2007, è in attesa di giudizio per crimini contro l'umanità.
Ieng Sary, altrimenti noto come "Fratello Numero 3", nel 1970 divenne rappresentante dei Khmer Rossi nel GRUNK (Gouvernement Royal d’Union Nationale du Kampuchéa), poi Deputato Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri della Kampuchea Democratica durante tutta la dittatura, era un cognato di Pol Pot, e fu anche responsabile di alcuni campi cosiddetti di rieducazione. Dopo la caduta del regime, fu responsabile dei finanziamenti del governo cinese fino al 1992. Nel 1996 si arrese al governo cambogiano e fu amnistiato. (Morto nel 2013)
Khieu Samphan, altrimenti noto come "Fratello Numero 4" o "Fratello Khieu" o "Compagno Hem", Capo dello Stato della Kampuchea Democratica, aveva già ricoperto cariche nei governi precedenti la rivoluzione. Dopo la fine della dittatura divenne Primo Ministro del governo dei Khmer Rossi in esilio, poi Ministro degli Affari Esteri dal 1982 al 1991. Sostituì Pol Pot alla leadership nei primi anni ottanta. Si arrese ed entrò nel Governo di Hun Sen nel 1998. (Vivo)
Ta Mok, altrimenti detto "Fratello Numero 5" (o "Numero 15", secondo alcune fonti) o "Il macellaio", fu, dopo svariati altri incarichi, prima membro del Comitato Centrale dal 1963, poi Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 1975. Nel 1998 fa arrestare Pol Pot e diventa l'ultimo leader dei Khmer Rossi l'anno dopo. Viene arrestato nel 1999. (Morto in carcere il 21 luglio 2006 all'età di 82 anni)
Son Sen, altrimenti detto "Fratello Numero 89", entra nel Comitato Centrale nel 1963 e nel 1968 comanda la lotta armata contro Sihanouk. Nel 1975 diventa Ministro della Difesa e capo dei Servizi Segreti. Nel 1977 viene incaricato di dirigere svariate purghe e di comandare la guerra contro il Vietnam, infine nel 1979 viene nominato Comandante dell'Esercito. (Giustiziato da Pol Pot nel 1997)
Yun Yat, moglie di Son Sen, a partire dal 1969 diresse il servizio sanitario nelle aree controllate dai Khmer Rossi. Dal 1975 fu Ministro della Cultura, dell'Educazione e dell'Informazione. Nel 1977 fu incaricata di estirpare il Buddhismo. (Assassinata insieme al marito nel 1997)
Ke Pauk, altrimenti detto "Fratello Numero 13", già membro del Movimento anti-francese Khmer Issarak dal 1950, fu Segretario del Partito per la Zona Nord dal 1975, e nel 1976 fu responsabile di purghe nella Zona Centrale e di grandi massacri di civili della Zona Est nel 1978. Si arrese al governo nel 1998. (Morto nel 2002)
Ieng Thirith, moglie di Ieng Sary, fu prima Ministro dell'Assistenza Sociale e poi corresponsabile con il marito degli Affari Esteri. Fu anche responsabile della famigerata Alleanza della Gioventù Democratica Khmer, creata nel 1962 e diventata nei primi anni settanta Alleanza della Gioventù Comunista di Kampuchea, formata da ragazzini totalmente devoti al regime e che fu strumento di Pol Pot nel controllo dell'apparato del Partito. Nel 1976 diresse una purga nella Zona Nord-Ovest. (Viva)
La leadership dei Khmer Rossi fu molto ingrandita negli anni sessanta e novanta. I leader Khmer Rossi provenivano in genere dalle classi medie ed erano stati educati nelle università francesi. La maggioranza dei combattenti Khmer Rossi proveniva da classi povere e da famiglie lavoratrici.
L'ideologia dei Khmer Rossi era il risultato della combinazione del maoismo (i Khmer Rossi furono sempre indipendenti dagli altri stati comunisti, compresa la Cina dopo l'avvento di Deng Xiaoping) e di un'idea anti-colonialista. Al potere, applicarono un programma molto radicale, che prevedeva l'isolamento da influenze straniere, la completa statalizzazione, l'abolizione delle banche, della finanza e del denaro, la messa fuorilegge di tutte le religioni e la deportazione di tutte le persone in fattorie collettive. Inoltre il sistema giudiziario venne abolito, ed era proibito possedere oggetti di manifattura occidentale, pena la morte. Lo spostamento delle persone nella campagne fu giustificato anche dal fatto che con i bombardamenti USA la popolazione aveva sovraffollato le città, peggiorando la carestia.
Comunque, i Khmer Rossi giustificarono l'abolizione della moneta con il fatto che allora il denaro era carta straccia in Cambogia e che la misura provvisoria doveva fornire un aiuto a ripartire da zero per poi ristabilire un'economia moderna.




Ad oggi la sua matrice politica viene definita dalla maggior parte degli storici - sia a causa dell'alleanza con la Cina che per le profonde similitudini, nonostante tutto almeno nei principi guida, tra la prassi politica di Pol Pot e fatti storici quali la Rivoluzione Culturale o il Grande balzo in avanti - come una forma estremamente radicalizzata di maoismo. In essa manca, tuttavia, nella lettura marxista dello sviluppo storico, qualunque passaggio intermedio tra la società pre-rivoluzionaria e quella giunta allo stadio finale del comunismo.
Nei fatti, si sa per certo che il Partito era lacerato da profonde divisioni ideologiche. Tre erano i gruppi in cui confluivano le diverse anime del movimento: quello nazionalista di Pol Pot, quello filo-cinese e quello filo-vietnamita. Furono le prime due correnti a prevalere, con un conseguente peggioramento dei rapporti col Vietnam, che indusse quest'ultima nazione a invadere la Cambogia nel 1979, deponendo così il regime dei Khmer Rossi
Nel 1970 Sihanouk venne deposto da un colpo di stato del generale Lon Nol appoggiato dalla CIA e per questo passò dalla parte dei Khmer Rossi. In esilio a Pechino, il sovrano unì le proprie forze a quelle di Pol Pot, creando il FUNK (Fronte Unito Nazionale dei Khmer). Lon Nol attuò una feroce repressione contro l'opposizione e provocò un diffuso malcontento popolare. Così i Khmer Rossi poterono estendere il loro dominio e nel 1973 gran parte del territorio era in loro possesso. Nei primi mesi del 1975 la capitale cambogiana era accerchiata dai guerriglieri comunisti e l'esercito si era ridotto a controllare solamente i centri cittadini maggiori. Il 17 aprile 1975 Phnom Penh capitolò e Lon Nol fuggì.



 La città venne subito fatta evacuare e ben presto la stessa sorte toccò alle altre. Sihanouk ebbe la carica di presidente senza potere e nel 1976 venne arrestato con l'accusa di voler restaurare la monarchia e di opporsi ai Khmer Rossi e scampò all'esecuzione fuggendo a Taiwan. I Khmer Rossi deportarono la popolazione nelle campagne e la misero a lavorare nelle fattorie comuni: chi non produceva non mangiava. Furono aboliti ospedali, scuole, banche, moneta, le professioni "borghesi" (insegnante, medico, avvocato, ecc.). Durante i loro 4 anni al potere, fecero lavorare e ridurre in carestia la popolazione e giustiziarono gruppi di persone (inclusi i burocrati), uccidendo anche per reati minori. I cambogiani dovevano produrre 3 tonnellate di riso ad ettaro; prima la media era una tonnellata. I Khmer Rossi costrinsero a lavorare 12 ore senza fermarsi, senza adeguate cure o cibo. Secondo alcuni resoconti vennero adottate le medicine locali invece di quelle occidentali e questo avrebbe portato a numerosi decessi. Alcune testimonianze riportano che le relazioni familiari furono proibite e i membri di famiglie furono messi a morte per aver mantenuto qualche relazione tra di loro, ma alcuni hanno contestato queste affermazioni.
La lingua khmer ha un sistema completo di parole nel parlare tra membri di diverso stato sociale. Durante il potere dei Khmer Rossi queste usanze furono abbandonate. Le persone furono incoraggiate a chiamarsi "amico" o "compagno" e ad abbandonare i tradizionali sistemi per esprimere la devozione, come unire la mani. Il calendario tradizionale fu sostituito da uno nuovo che faceva cominciare la storia dall'anno della rivoluzione, detto "Anno zero".


 La lingua fu trasformata. I Khmer Rossi inventarono nuovi termini. Le persone dovevano "forgiare" caratteri rivoluzionari ed erano strumenti dell'Angkar (pr. "ahngkah", non deve essere confusa con Angkor); tale denominazione era adoperata dai Khmer Rossi per definire un misterioso ente politico supremo le cui caratteristiche, per intenderne la natura, potrebbero essere paragonate, mutatis mutandis, a quelle del Grande Fratello del celebre romanzo "1984" di George Orwell. Agli abitanti delle zone sottoposte al governo dei Khmer Rossi veniva imposto di venerare in maniera fanatica e pseudo-religiosa tale onnipresente ma impalpabile entità (in realtà una rappresentazione surreale del Partito Comunista di Kampuchea, i cui membri peraltro avevano in molti casi identità realmente incerta o del tutto ignota agli occhi del popolo), infallibile depositaria della giustizia e responsabile della sua esecuzione (a completo arbitrio dei guerriglieri di Pol Pot), della sorveglianza e della difesa del popolo cambogiano



 Il suo significato è quello di "Organizzazione" (il nome completo è Angkar Padevat, cioè "Organizzazione Rivoluzionaria", o Angkar Loeu, cioè "Alta Organizzazione"), e nel linguaggio imposto dai Khmer Rossi avrebbe sostituito del tutto qualunque riferimento esplicito al Partito o ai suoi leader, i quali non venivano mai nominati direttamente, ma indicati come Fratelli e distinti tramite un numero cardinale. Anche i figli venivano sottratti ai genitori per iniziare un tipo di educazione che faceva riferimento unicamente al partito: a volte i peggiori guardiani dei campi di concentramento ed i più fanatici delatori erano appunto bambini ed adolescenti. L'autorità patriarcale venne abolita, stabilendo l'assoluta eguaglianza dei coniugi e fu severamente proibito ai genitori (o tutori) percuotere, anche lievemente, i figli (o le persone sottoposte alla loro vigilanza).I Khmer Rossi arrestarono, torturarono e giustiziarono i sospetti di rapporti con governi stranieri al fine di minare lo stato. 




Vennero uccisi tutti i sospetti "sabotatori" (categoria ampia nella quale potevano rientrare molte azioni come furto, ovviamente sabotaggio, ribellione, rifiuto di lavorare ecc.), tra cui molti intellettuali (non per essere intellettuali, ma per "sabotaggio" o altri reati considerati capitali). I vietnamiti, i cristiani cambogiani, musulmani e monaci buddisti, la minoranza vietnamita e thailandese vennero brutalmente perseguitati. Dato che la Cina ebbe un diplomatico in tutto nelle relazioni con i Khmer Rossi, la comunità cinese non fu disturbata. Nessun paese straniero possedeva sedi diplomatiche nella Kampuchea Democratica, se non pochi paesi comunisti (Nord Corea, Cuba, Cina, Laos, Yugoslavia, Albania). I sovietici, rei d'aver riconosciuto ufficialmente la Repubblica Khmer del deposto Lon Nol, furono cacciati a bastonate all'indomani della presa del potere dei Khmer Rossi. Esempi di uccisione e tortura da parte de Khmer Rossi si possono vedere all'ex liceo di Phnom Penh, trasformato dai Khmer Rossi nel carcere S-21 (adesso museo di Tuol Sleng). Circa 200.000 persone passarono attraverso questi campi di concentramento fuori Phnom Penh come Choeung Ek, dove molti furono giustiziati e sepolti in fosse comuni.
Il numero esatto di persone che morirono a causa dei Khmer Rossi è discusso. Il regime installato dal Vietnam parlò di 3,3 milioni di morti. La CIA stimò da 50.000 a 100.000 giustiziati, ma le esecuzioni rappresentarono solo una parte delle morti totali, molte delle quali dovute alla carestia. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e l'Università di Yale parlarono di 1,2 e 1,7 milioni di morti rispettivamente. R. J. Rummel parlò di 2 milioni di omicidi. Pol Pot fissò il numero a 800.000 morti, mentre Khieu Samphan ammise una cifra leggermente più alta, un milione di morti. Le stime dei soli morti ammazzati variano da 300.000 a 1 milione. Nel 1972 la popolazione era di 7,1 milioni di persone. Se è corretta la stima di Amnesty International di 1,4 milioni di morti, circa il 20% della popolazione morì dal 1975 al 1979.
Il 22 dicembre 1978, dopo alcuni anni di scontri di frontiera e incursioni militari nel Vietnam (nel settembre 1977 si rischiò la guerra aperta), le truppe vietnamite invasero la Cambogia, occuparono Phnom Penh il 7 gennaio 1979 e deposero il regime dei Khmer Rossi.

Pol Pot in fuga verso la zona di Siem Reap
 A dispetto della tradizionale paura cambogiana della dominazione vietnamita (i vietnamiti ed i thailandesi abbatterono nel 1400 il regno Khmer di Angkor Vat), gli invasori furono assistiti dalle defezioni degli attivisti Khmer Rossi, che formavano la base del governo. Nel regime di Pol Pot, infatti, da sempre convivevano a fatica due fazioni, una maggioritaria filocinese (quella facente capo a Pol Pot, per l'appunto), ed una (con a capo Heng Samri) provietnamita e prosovietica: furono appunto questi ultimi, per timore di esser epurati e giustiziati ad invocare l'aiuto "fraterno" del Vietnam. I Khmer Rossi si ritirarono a ovest e continuarono a controllare l'area vicino alla Thailandia per i successivi dieci anni, ufficiosamente protetti da elementi dell'esercito tailandese e finanziati da contrabbandieri di diamanti e legname.
Gli USA e le altre nazioni occidentali, insieme alla Cina, continuarono nelle votazioni ONU a chiamare "Kampuchea Democratica" il legittimo governo cambogiano nella loro disapprovazione dell'occupazione vietnamita e dell'instaurazione della Repubblica Popolare di Kampuchea, che era sostenuta dall'Unione Sovietica. La Cina lanciò una punitiva invasione del nord Vietnam. Durante gli anni ottanta gli Stati Uniti dettero supporti militari e umanitari al repubblicano FLNPK e al realista ANS, tutti e due gruppi insurrezionali. I Khmer Rossi, guidati da Pol Pot e da molti militari dei tre gruppi ribelli, ricevettero molti aiuti dalla Cina e dall'esercito tailandese. Anche se l'est e il centro della Cambogia furono fermamente sotto il controllo vietnamita nel 1980, la parte ovest del paese continuò a essere un campo di battaglia per tutti gli anni ottanta, con milioni di mine sparse sul territorio.
Pol Pot lasciò la guida dei Khmer Rossi a Khieu Samphan nel 1985, ma continuò a essere capo effettivo di questi. Alcuni giornalisti dissero che sebbene la comunità internazionale fosse vicina alla condanna del brutale regime dei Khmer Rossi, un considerevole numero di cambogiani nelle aeree controllate dai Khmer Rossi davano genuino supporto a Pol Pot, per il suo nazionalismo e la sua visione di una "pura" società Khmer.
Dopo un decennio di inconcludente conflitto, tutte le fazioni politiche cambogiane sottoscrissero un trattato nel 1991 a favore di elezioni e per il disarmo. Ma nel 1992 i Khmer Rossi ripresero a combattere e l'anno dopo non riconobbero il risultato delle elezioni. Ci fu una defezione di massa nel 1996 quando solo una metà (circa 4.000) rimasero soldati. Nel 1997 ci fu il processo e l'imprigionamento di Pol Pot e altri Khmer Rossi. Pol Pot morì nell'aprile 1998 e Khieu Samphan si arrese a dicembre. Il 29 dicembre 1998 i rimanenti leader Khmer Rossi contestarono i massacri degli anni settanta. Nel 1999 molti membri si erano arresi o erano stati catturati. Nel dicembre 1999 Ta Mok e i rimanenti leader si arresero e i Khmer Rossi smisero effettivamente di esistere.
Prima della presa del potere da parte dei Khmer Rossi, molti cambogiani erano andati nei campi di rifugio stranieri. Ma coloro che non potevano fuggire dovettero lavorare nelle fattorie rurali fino a che i vietnamiti non li ebbero liberati e fatti uscire. Molti cambogiani andarono in Thailandia a chiedere asilo. Da lì sono stati trasportati in campi di rifugio come Kha-I-Dang, il solo campo che permetteva di andare in paesi come gli Stati Uniti, l'Australia, la Francia o il Canada.
Dal 1990 i cambogiani recuperarono demograficamente ed economicamente dal regime dei Khmer Rossi, nonostante le ferite psicologiche di molte famiglie cambogiane e le comunità emigrate. Sebbene l'attuale governo faccia insegnare le atrocità dei Khmer Rossi nelle scuole, la Cambogia ha una popolazione molto giovane e al 2005 3/4 dei cambogiani sono troppo giovani (meno di 20 anni) per ricordare gli anni della Kampuchea Democratica. La generazione più giovane conosce i Khmer Rossi solo attraverso i racconti dei parenti e degli adulti. Quando i vietnamiti sconfissero i Khmer Rossi, questi tentarono di distruggere i documenti a Tuol Sleng. Comunque, rimasero 100.000 pagine di documentazione su questo. Altre 100.000 pagine di documenti sono rimasti nella residenza di Son Sen. Molti dei leader Khmer Rossi rimasti, vivono nell'area di Pailin o sono nascosti a Phnom Penh.
Nel 1997, il Khmer Rouge Trial Task Force stabilì di creare una struttura legale e giudiziaria che processasse i rimanenti leader per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità. I fondi insufficienti hanno compromesso le operazioni fin dall'inizio, ma l'unico problema fiscale rimasto che affronta il tribunale sono i 13 milioni di dollari USA che il governo cambogiano si è impegnato a versare. In parecchie dichiarazioni pubbliche il governo ha dichiarato che, a causa delle difficoltà economiche e altri impegni finanziari, può permettersi di dare solo 1,5 milioni di dollari per finanziare il tribunale e si è rivolto alla comunità internazionale per chiedere che il resto dei finanziamenti sia ottenuto con donazioni. In un annuncio a Phnom Penh il 7 ottobre 2005 il governo indiano ha annunciato che verserà un milione di dollari. Il Giappone ha dichiarato che il governo cambogiano può usare i fondi monetari giapponesi che erano già stati stanziati per progetti inerenti allo sviluppo per pagare il tribunale, ma la Cambogia ha risposto che questi fondi monetari saranno usati per gli scopi fissati originalmente. Altri paesi hanno discusso se dare più fondi, ma il lavoro del tribunale e dei suoi membri è ancora in corso.
L'ultimo processo celebrato con sentenza del 2012 e che abbiamo vissuto in diretta a Phnom Penh è stato quello a carico di Kang Kek Iew o compagno Duch o Deuch nato il 17 novembre 1942 è un criminale di guerra e l'ex leader del movimento comunista dei Khmer, che governò la Kampuchea democratica dal 1975 al 1979. Come capo della sicurezza interna del governo, supervisionò il campo di prigionia di Tuol Sleng (S-21) dove si tenevano migliaia per interrogatori e torture. Il primo leader Khmer rossi ad essere provato dalle straordinarie camere in tribunali della Cambogia per i crimini del regime, fu condannato per crimini contro l'umanità, l'omicidio e tortura per il suo ruolo durante la regola di Khmer della Cambogia e condannato a 30 anni di reclusione. Il 2 febbraio 2012, la sua condanna è stato esteso all'imprigionamento di vita dalle straordinarie camere in tribunali della Cambogia.

Dopo la vittoria di Khmer nell'aprile 1975 Duch e i suoi uomini istituirono le prigioni della capitale, tra cui la famigerata prigione di Tuol Sleng. Duch ordinò l'esecuzione di prigionieri dopo il loro interrogatorio è stato completato. Ad esempio, un elenco contenente i nomi di 17 prigionieri (bambine di otto e nove figli), ha scritto l'ordine "fateli a pezzi". Su un lungo elenco di detenuti, legge la sua annotazione "distrutti: 115; conservati: 44 persone. " Almeno 100 detenuti morirono dopo aver donato sangue per trasfusioni per i soldati feriti. Le operazioni chirurgiche sono state eseguite anche sui detenuti per addestrare il personale medico.
Duch ha impressionato i suoi superiori con il suo lavoro e fu nominato capo della temuta "special branch" di Kampuchea democratica – il Santebal.
Il Partito verso la fine del periodo di Kampuchea democratica iniziò un'autoepurazione, più e più persone vennero portate a Duch, tra cui molti ex colleghi tra cui il suo predecessore al Tuol Sleng, In Lon. Durante questo periodo, Duch costruì un vasto archivio di registrazioni di interrogatori, foto segnaletiche ed estratti di"confessioni".
il 7 gennaio 1979, Duch fu tra gli ultimi Khmer rossi a fuggire Phnom Penh dopo l'arrivo dell'esercito vietnamita. Anche se non è riuscì a distruggere gran parte di documenti , eseguì le esecuzioni di diversi prigionieri sopravvissuti prima di fuggire la città.








Duch raggiunse il confine con la Thailandia nel maggio 1979. Dettagli della sua sorte in questo momento sono ipotizati. Si ritiene che si recò nelle foreste di Samlaut dove si riunì con la sua famiglia. Qui Duch fu degradato da fratello numero due, Nuon Chea, per non essere riuscito a distruggere documenti al Tuol Sleng. Al confine, ha imparato a parlare Thai ed ha insegnato inglese. Successivamente ha insegnato italiano e matematica in un campo profughi a Borai appena dentro la Tailandia.
Nel giugno 1986, fu inviato in Cina per insegnare una lingua Khmer all'Istituto di lingue straniere di Pechino. Tornò al confine thailandese-cambogiano un anno più tardi e cambiò il suo nome per riprendere l'originale di Pin. Ha lavorato come senior manager appena dentro il confine cambogiano presso Camp 505 al segretariato di Pol Pot. Poco dopo l'accordo di Parigi nell'ottobre del 1991, si trasferì con la famiglia in un piccolo villaggio isolato, chiamato Phkoam, vicino al confine thailandese dove ha acquistato alcuni terreni e iniziò ad insegnare nella scuola locale. Era conosciuto come un buon insegnante, ma uno con un temperamento focoso.
Nel 1995, dopo l'attacco per rapina alla sua casa che ha ucciso sua moglie, Khang vendette le sue proprietà, assicurò un trasferimento a Svay Chek College e vi si trasferì con i suoi figli. Poco dopo l'omicidio della moglie, Duch cominciò a frequentare le riunioni di preghiera del Golden West cambogiano una Chiesa cristiana retta a Battambang da Christopher LaPel, un evangelico Khmer-americano. 
Sentendosi ormai scoperto, Duch ha accettato un trasferimento a Samlaut come direttore dell'educazione. Quando scoppiarono combattimenti nel 1996 a seguito della scissione di Khmer rossi e il colpo di stato di spodestare il principe Rannaridh nel 1997, fuggì con la sua famiglia al campo Ban Muang Ma appena dentro la Tailandia. Al campo, ha lavorato per il Comitato americano dei rifugiati come supervisore di salute della Comunità. Alla fine del 1998, tornò in Cambogia, quando i combattimenti si interruppero. Si stabilì nel villaggio di Andao Hep in Rattanak Mondul e lavorò a stretto contatto con World Vision International, l'agenzia di soccorso cristiano.
Il fotoreporter Nic Dunlop rintracciò Duch a Samlaut. Nel 1999, Nate Thayer, che precedentemente aveva intervistato Pol Pot e Ta Mok, e Dunlop intervistò Duch per il Far Eastern Economic Review. Duch si arrese alle autorità a Phnom Penh dopo la pubblicazione della sua intervista.
Il 31 luglio 2007, Duch fu formalmente accusato di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il 30 marzo 2009, Duch ha testimoniato che le politiche degli Stati Uniti negli anni Settanta contribuirono all'ascesa del regime brutale. «Penso che i Khmer Rossi avrebbe già dovuto essere annientati,» ha detto del loro status nel 1970. "Ma il signor Kissinger (allora segretario di stato americano) e Richard Nixon furono rapidi nel favorire il colpo di stato del Gen Lon Nol e poi i Khmer Rossi colsero l'occasione d'oro." "A causa di questa alleanza, i Khmer rossi erano in grado di costruire il loro potere nel corso della loro guerra 1970–75 contro il regime di Lon Nol," Duch sorpresde il Tribunale il 27 novembre 2009 con un motivo per essere rilasciato. Nella sua dichiarazione finale davanti al Tribunale ha riconosciuto il suo coinvolgimento nei crimini di epoca Khmer Rouge, compresa l'esecuzione di più di 12.000 prigionieri di Tuol Sleng, ma ha detto che vennero commessi da parte di un "criminale". Il 26 luglio 2010, Duch fu riconosciuto colpevole di crimini contro l'umanità, tortura e omicidio; è stato condannato alla reclusione di 35 anni, con un credito di detenzione cautelare di 11 anni applicati alla sua condanna e una deduzione ulteriore di cinque anni perché il suo periodo di detenzione cautelare aveva superato il massimo consentito dalla legge cambogiana.
Il 3 febbraio 2012, un tribunale di crimini di guerra dell'Alta Corte delle Nazioni Unite  ha respinto il suo ricorso ed ha esteso la sua condanna al carcere a vita  con la motivazione di aver perpetrato crimini "scioccanti e atroci". Questa sentenza è finale senza altre possibilità di ricorso.

LA CAMBODIA OGGI
Il primo ministro cambogiano Hun Sen, al potere da quasi trent'anni, vince ancora una volta. Le urne si sono chiuse il 25 settembre 2013 in Cambogia, e i risultati - diffusi nella mattinata - riportano che i seggi del Ccp (Cambodian People's Party) di Sen sono 68 contro i 55 vinti dal Cnrp (Cambodian National Rescue Party), guidato da Sam Rainsy.
La vittoria, tutt'altro che schiacciante, denota una prova di forza da parte dell'opposizione, che ha ridotto in maniera rilevante la maggioranza del partito di governo. Tuttavia in una dichiarazione il Cnrp fa sapere che non può accettare i risultati di queste elezioni per via delle serie irregolarità che sarebbero state rilevate.
Alcuni elettori hanno detto alla Bbc che non avrebbero trovato i loro nomi nelle liste elettorali e che l'inchiostro indelebile usato per indicare l'avvenuta votazione sarebbe potuto essere facilmente lavato via.
"Ci sono troppe irregolarità con implicazioni di vasta portata" ha detto il leader dell'opposizione Sam Rainsy. "Non stiamo cercando di negoziare con il governo. Ciò che vogliamo è rendere giustizia al popolo cambogiano affinché la sua volontà non sia distorta o invertita come accadeva in passato", ha aggiunto.
Kol Preap, direttore esecutivo di Transparency International Cambogia, ha fatto sapere all'agenzia di stampa Afp che è "molto difficile annunciare che queste elezioni siano state libere e giuste". "Non c'è stata parità di accesso ai mezzi di comunicazione e al leader dell'opposizione non è stato permesso di correre come candidato", ha detto.
Rainsy nel 2010 è stato condannato a 11 anni di prigione sulla base di accuse che ha definito politicamente motivate, e da allora ha vissuto in esilio volontario in Francia. Questo mese ha ricevuto la grazia ed è tornato nel Paese, ma non ha potuto candidarsi.
L'associazione per i diritti umani e lo sviluppo in Cambogia ha monitorato lo svolgimento delle elezioni, rilevando anch'essa delle irregolarità e il suo presidente, Thun Saray, ha dichiarato: "C'erano anche molte persone che hanno votato per conto di altri. Ma non sappiamo quanto questo abbia influenzato i risultati".

Il Ccp può contare su un importante sostegno nelle campagne del Paese - soprattutto per la crescita economica raggiunta dopo la devastazione operata dagli Khmer Rossi negli anni Settanta. Ma Rainsy ha recentemente convinto gli elettori più giovani, che sperano in un cambiamento. Negli ultimi 15 anni di governo di Hun Sen, quelli di oggi restano comunque i risultati peggiori.
CHI E' HUN SEN
Hun Sen (Kompong Cham, 4 aprile 1952) è un politico cambogiano.Dal 1993 è il primo ministro della Cambogia
Poco più che ventenne, entrò nella guerriglia dei Khmer rossi, che combattevano contro il governo filoamericano di Lon Nol. Nel 1975 prese parte all'assedio di Phnom Penh, durante il quale perse un occhio in battaglia, divenne il più giovane comandante di battaglione dell'esercito Khmer.
Nell'ultima fase del dominio sulla Cambogia dei Khmer rossi (1975-1979), si schierò tuttavia contro l'uomo forte del regime comunista, Pol Pot, e passò dalla parte dei filovietnamiti. Nel 1980, dopo che il Vietnam aveva invaso la Cambogia e spodestato i Khmer rossi, divenne uno dei principali esponenti del nuovo governo, e assunse a soli 28 anni la carica di ministro degli Esteri. Era inoltre uno dei membri di spicco del Comitato Centrale del Partito Popolare Cambogiano.In quanto ministro degli Esteri svolse una funzione fondamentale nei colloqui di pace di Parigi, assumendo una notorietà molto vasta. Fu così che, quando i vietnamiti cominciarono a caldeggiare una riappacificazione fra il governo di Phnom Penh e la resistenza realista di Norodom Sihanouk, allora vicina ai Khmer Rossi, Hun Sen nel 1985 venne nominato presidente del Consiglio dei Ministri, sostituendo Chan Sy, morto qualche settimana prima. Nel 1987 il suo governo venne accusato da Amnesty International di torturare i prigionieri politici.Entro il 1991, quando Norodom Sihanouk accettò di collaborare con il governo, Hun Sen era divenuto il capo effettivo della Cambogia, sorpassando anche il capo di Stato Heng Samrin. In particolare, nel 1991 Heng ottenne il controllo del PRPK, che divenne Partito Popolare Cambogiano (PPC), mentre la Repubblica Popolare di Kampuchea venne trasformata nel provvisorio "Stato di Cambogia", di cui Hun divenne immediatamente primo ministro.
Dopo le elezioni del 1993 fu tuttavia costretto a dividere la carica (con la qualifica formale di "secondo primo ministro") con il leader del partito realista Funcinpec, principe Norodom Ranariddh, figlio dell'allora re Norodom Sihanouk. Tuttavia l'influenza di Hun rimaneva molto estesa grazie al fatto che molti funzionari governativi e militari erano membri del PPC.
La lotta di potere fra i due continuò fino al 1997, quando Hun mise a punto un feroce colpo di Stato: accusando Norodom Ranariddh di caldeggiare l'anarchia militare per prendere il controllo di Phnom Penh, egli fece arrestare e, in certi casi, giustiziare i ministri del Funcinpec e altri attivisti del partito, causando violenti scontri nella capitale e in altre zone del paese. Ung Huot divenne nuovo primo ministro una volta che lo stesso re fu costretto ad accettare il fatto compiuto. Le elezioni del 1998 permisero a Hun Sen di riprendere tutto il potere.Le elezioni del luglio 2003 diedero vita ad una nuova situazione politica: il PPC ottenne la maggioranza relativa (47%), ma non ebbe i numeri per formare un governo. Solo nella metà nel 2004 il PPC riuscì a raggiungere un accordo con il Funcinpec (duramente indebolito dalle elezioni), dando così vita ad un governo di coalizione: Hun Sen tornò primo ministro, mentre Norodom Ranariddh divenne presidente dell'Assemblea Nazionale.
Nel corso del suo governo, Hun Sen prese importanti misure come una revisione costituzionale che rimosse l'obbligo del voto dei due terzi dell'Assemblea Nazionale per formare un governo; inoltre fece una mossa molto controversa nel 2007 quando avviò la svendita delle terre a investitori stranieri sfrattandone i precedenti occupanti. Dal punto di vista della politica estera rafforzò i legami con il Vietnam; attualmente il Vietnam è il terzo importatore di beni cambogiani. Impegnato a rafforzare i propri legami con i paesi dell'area, inoltre, nel 2006 Hun ricevette il premier cinese Wen Jiabao, lodando la Cina come "l'amico più fidato" della Cambogia. Rimasero invece gelide le relazioni con la Thailandia in riferimento ad alcune questioni di frontiera, che nel 2008 portarono addirittura ad alcuni scontri armati presso il tempio Preah Vihear.
Nel 2004 sostenne Norodom Sihamoni come nuovo re dopo l'abdicazione di Sihanouk. Nel 2007 divenne senatore a vita del Parlamento Mondiale (degli Stati) per la Sicurezza e la Pace.
L'autorità di Hun Sen fu nuovamente rafforzata dalle elezioni del luglio 2008, che videro il PPC conquistare il 58% dei voti. Pur avendo i numeri per governare da solo, Hun permise al Funcinpec (calato al 5% di contro al 20% del 2003) di restare in coalizione, pur imponendo il generale Nek Bhun Chhay (non realista) come nuovo capo del partito.
Attualmente Hun Sen è il capo del governo con la maggiore anzianità di mandato nel Sud-est asiatico. I suoi oppositori lo accusano di essere un dittatore che domina con l'uso della forza, o di essere al servizio del Vietnam; un'accusa respinta dai sostenitori di Hun, che sostengono che egli serve solo il popolo cambogiano. Il rapporto Global Witness lo accusò di corruzione e in particolare di negoziare la cessione a privati delle materie prime cambogiane unicamente a vantaggio personale.

Nelle elezioni cambogiane del 2013, vincendole viene riconfermato per la 4ª volta premier.

questa pagina è dedicata al mio collega Tiziano, a cui riconosco una particolare onestà intellettuale e che auspico un giorno possa visitare la Cambodia ed al mio amico Pietro Hublitz con cui ho diviso e divido la mia Cambodia

domenica 13 ottobre 2013

Phnom Penh (PP)

31 luglio
Dopo una lauta Colazione, lasciamo i bagagli in deposito al Billabong ed usciamo, direzione Central Market…ritorniamo a PP come l’anno scorso e conosciamo che qui tutti vendono tutto! 



Phnom Penh è la capitale politica ed economica della Cambogia e capoluogo del municipio di Phnom Penh. Importante porto fluviale la città è adagiata sulle sponde del fiume Mekong, nel sito dove vi confluisce il Tonle Sap e dove si dirama il fiume Tonle Bassac.
Con i suoi due milioni di abitanti Phnom Penh è inoltre la città più vasta e popolosa del Paese e maggiore centro commerciale e culturale.Una volta conosciuta come la Perla dell'Asia, la città è oggi una meta turistica di discreta importanza ed è rinomata per la sua architettura, che risente sia dello stile tradizionale khmer sia di quello ereditato durante la dominazione coloniale francese.Attorno al 1440, quando Angkor venne abbandonata, Phnom Penh diventò la nuova capitale poiché era in posizione più difendibile dalle incursioni del regno siamese e facilitata nei commerci per la vicinanza del fiume Mekong. Nel 1772 venne rasa al suolo dai thailandesi e nel 1863 venne conquistata dai francesi.Nel 1975 i khmer rossi, con a capo Pol Pot, attuarono una politica di “socialismo agrario”, evacuando tutti i cittadini dalle città alle campagne in fattorie comuni e sterminando senza pietà ogni oppositore del regime. Phnom Penh venne trasformata in una città fantasma. Nel Natale del 1978 duecentomila vietnamiti invasero la Cambogia, conquistarono Phnom Penh e cacciarono Pol Pot con i suoi fedelissimi nelle foreste al confine con la Thailandia.Il clima è caldo in tutto l'arco dell'anno, con scarsa escursione termica. Ci sono tre stagioni principali: la stagione fredda da novembre a gennaio, quella calda da febbraio a maggio e la stagione delle piogge da giugno ad ottobre.
Le maggiori attrazioni turistiche di Phnom Penh sono il Palazzo Reale, la Pagoda d'Argento, il Museo Nazionale, il Monumento dell'Indipendenza, il Monumento dell'amicizia fra Cambogia e Vietnam, il museo del genocidio Tuol Sleng e il Wat Phnom. Fuori dalla città c'è il Centro del Genocidio Choeung Ek meglio conosciuti come Killing Fields.
Successivamente per un ritorno al consumismo stelle e striscie andiamo al market del Sorya. 


 
 

Ritorniamo a prendere i bagagli e ci trasferiamo al Pavillion, camera 6.thepavilion
Alla reception troviamo anche la sim card della Be Line ( ma è meglio quella della Mobitel, ma fatela acquistare da un cambogiano perchê ai turisti non la vendono), con la quale spendiamo 22 cent di dollaro al minuto ( info per chiamare: comporre 179 39 02 1234567). Piscina tanto relax oggi



Cena al Frizz per il miglior amok di Phnom Pehn  frizz-restaurant….e così due amok un Saik ko neung teuk kroch ( tagliata di manzo saltata con erbe e spezie servita in salsa d’arance su letto di insalata di cavolo), un big Laobeer, 17$ ben spesi! menu-frizz





 Due passi fino al Riverside, un gelato al Blu Pumpkin (5 $) e poi rientro in tuk tuk.Si festeggia così il mio 50°!!Chapeau allo chef!!






(segue)